Tonina Garofalo nella complessità della pittura
Ci sono artisti, anche grandi, che fanno registrare nel corso della loro attività dei periodi più o meno conclusi come: de Chirico, Picasso, Balla, Severini, ecc… Tonina Garofalo appartiene, invece, a quella categoria che rimane fedele a talune premesse, persino del periodo giovanile, mostrandoci una lunga, costante ricerca intorno a dei cardini formali che, tuttavia, non precludono allusioni e aperture verso tematiche che interessano il profondo, l’esistenza, la fede. In una pittura come quella di Tonina Garofalo la lettura della forma in chiave astratta, cioè teorica, rimane passaggio obbligato per la decodificazione del messaggio o racconto che in termini, più spesso sintetici, non manca comunque di affiorare. Assume rilievo il ricorso costante a quella geometria archetipa, a quei tracciati regolatori dell’impianto compositivo che condizionano e indirizzano la lettura del quadro. In questo gioco-ricerca il rettangolo e le sue diagonali e, più ancora il quadrato, più o meno articolato in modo da governare assialità e simmetrie risultano ordinatori delle successive campiture pittoriche, non sempre subordinate all’orditura primaria ma, talvolta, tanto elaborate e tormentate da frantumare la forma e l’assetto del colore. Il vortice, l’accadimento cosmico o il semplice arabesco decorativo non si definiscono mai docilmente nella gabbia geometrica, ma ne forzano spesso i limiti secondo una ricerca basata sui contrasti e “sull’unità dei contrari” (L. Tallarico) che rappresenta, credo, il succo più alto della produzione di Tonina Garofalo. C’è nella pittura di Tonina Garofalo qualcosa di insondabile e piacevolmente criptico tanto da ricordarci che nell’arte, come nella nostra stessa vita , alita e perdura quel mistero la cui comprensione più alta ci rimane preclusa. E’ così che l’artista senza rinunciare all’assetto e alla sperimentazione del quadro e nel quadro, secondo quei moduli che gli sono propri, approda all’arte sacra non già come pacifica adesione, bensì come sentimento vissuto e intrinseco alla propria personalità. Il distillato della fede conduce Tonina, nei momenti migliori della sua ispirazione lirica, alla poesia e quest’ultima governa, oramai, anche il suo procedere pittorico. E’ infine per queste vie che Tonina pittrice perviene al recupero, in chiave piuttosto simbolica invero, della figura accordando il privilegio alla traccia secondo, ancora una volta, un’educazione al segno e al modulare del contorno che gli perviene da un maestro come Franco Gentilini, di cui in gioventù è stata allieva. L’apparente immediatezza del linguaggio pittorico di Tonina Garofalo, che và inteso nella sua chiave percettiva specifica fondata e orientata verso il polo astratto, nasconde una complessità la cui cifra simbolica lascia allo spettatore il piacere di introdursi ed avventurarsi nella interpretazione dei significati andando oltre la gradevolezza degli accordi cromatici o delle dissonanze, qua e là introdotte per risvegliare il torpore della consueta percezione. A leggere la biografia di Tonina Garofalo, come per quella di altri amici che hanno segnato la loro carriera con accadimenti significativi, mi accade di rimanere stupito e di chiedermi: ma in che diavolo di paese siamo! Perché proprio i migliori, i più intrinsecamente dotati, i portatori di istanze civili e garbate non hanno visibilità, rilievo e non figurano nelle “Istituzioni” importanti alle quali si provvede, oltretutto, con le tasse di tutti. Quelle “Istituzioni” deputate a far conoscere tutte le tendenze culturali? E’ forse perché qui non si tratta di asini appesi ai soffitti, di ferraglie incoerenti e in disuso profuse a iosa nelle sale dei musei di Stato o, ancora , di installazioni ingombranti tanto da occupare intere piazze? Sono civilmente indignato, come per altri amici di analogo valore, che Tonina Garofalo debba indugiare in apparati di provincia, che qualcuno che conta non si dia la pena di scorrere Il suo curriculum per offrirgli visibilità anche in sedi extra-nazionali,che pure non mancano. Mi piace, infine, concludere augurando all’amica Tonina di poter sempre più attingere a quelle fonti della fede e della poesia che ci fanno goder di opere garbate e significative (cose che reputo assai rare al giorno d’oggi), tutte cose per cui mi sento di ringraziarla anche a nome dei distratti.
TONINA GAROFALO PROPONE ALLA GALLERIA DELLA PIGNA “L’UNITA’ DEI CONTRARI“
Come non sentire rimpianto per l’assenza nel panorama ufficiale di tanti artisti che portano avanti, non senza essere gravati dalle difficoltà della vita, un lavoro carico di tensione e di significato, per la consapevolezza stessa che gli deriva dall’aver atteso a studi artistici seri, riversati spesso nell’impegno didattico svolto a favore delle giovani generazioni.
Questo mi sento di dire anche per Tonina Garofalo alla quale auguro, dopo anni di lavoro e ricerca, vetrine sempre più importanti, soprattutto, per il suo attestarsi nella maturità alla confluenza di sostrati ispirativi che derivano da un lato dalla poesia e dal sentimento religioso, dall’altro dalla disamina accorta e intensamente vissuta, fino all’approdo di una felice sintesi, della linguistica pittorica e del suo declinarsi su versanti ritenuti, erroneamente, dalla critica accademica più piatta e di maniera, discordi se non addirittura antitetici. Cosicché nelle composizioni più recenti di Tonina l’impianto geometrico di base accoglie esiti informali insieme a memorie di ordine figurativo, senza che ne scapiti, ma anzi vi appaia ribadita una nuova forza espressiva, l’insieme della comunicazione pittorica.
L’uso di simmetrie, anche pluriassiali, spezza la ricorrenza di vortici che riscattano la statica degli impianti compositivi, mentre i segni-forza arrivano a sgranarsi e disperdersi fino ad evidenziare la trama dei supporti. Tonina Garofano impone, così, la lettura in termini teorici ed astratti dei suoi dipinti ma, anche, riconduce alla ricerca dei significati simbolici che alitano il mistero che accompagna la vita e l’arte.
Non meno interessante la captazione di forze cosmiche, che avviene nel quadro dell’espressività generale della Garofano, esse sono fonti d’energia dalle proprietà cromatiche esplosive e dirompenti, volte a sconquassare persino l’ordine rigido dell’impianto compositivo della prima impostazione. L’artista sembra mai appagarsi dei mezzi espressivi che le sono propri e si lancia continuamente in una ricerca convulsa e appassionata di nuovi esiti formali, mentre risulta altrettanto pressante l’impegno a misurarsi con la vastità di certe tematiche: l’arcano, l’infinito, l’emanazione cosmica, rimangono avvolti, infine, nel ductus pittorico che ne svela appena le abissali profondità senza sminuirne l’aspetto misterico.
Il panorama artistico, così come ci è offerto dall’ufficialità, senz’altro sbilanciato a favore delle forze della corrosione e della negazione dovrà, prima o poi, fare i conti con coloro che con perseveranza e tenacia hanno costruito, fuori dagli schemi accreditati, una propria linea espressiva originale e significativa. Cosicché Tonina Garofano avrà, voglio sperare, un posto di eccellenza nella convulsa vicenda contemporanea, proprio per quella capacità di risolvere quella “UNITA’ DEI CONTRARI” che è poi il titolo azzeccato della mostra che si appresta ad allestire alla “Galleria della Pigna” di Roma.