Unicum Uomo-Natura in pittura
Fra i diversi codici che l’uomo utilizza per comunicare con i suoi simili, quello delle arti figurative (ma è così per tutte le espressioni artistiche) è certamente uno dei più difficili da descrittare, a meno che non si possiedano le capacità, gli strumenti di analisi e l’esperienza proprie di chi, per professione, si occupa d’arte. Anche in tal caso, però, rimane quel tanto di interpretazione soggettiva, che fa si che l’arte conservi un certo mistero che costituisce il suo fascino profondo.
Ed è proprio questa parte di mistero che avvicina l’uomo della strada all’opera d’arte, che gli fa tentare una «sua» interpretazione. In altri termini, ci si avvicina, come nel nostro caso, ad una tela con la speranza che l’artista, per suo tramite, riesca a trasmetterci qualcosa, non importa se soltanto un’impressione o una sensazione.
Se ciò avviene, possiamo essere ragionevolmente sicuri di trovarci al cospetto di un «vero» artista, non necessariamente un genio, ma dotato del misterioso e sublime dono di comunicare con gli altri attraverso un linguaggio di segni e colori.
Questo meraviglioso momento di «contatto» lo abbiamo vissuto visitando la mostra di una pittrice, Tonina Garofalo. Di fronte alle sue tele abbiamo avvertito un sottile brivido, segno che riuscivano a trasmetterci sensazioni e messaggi.
Osservando le opere della Garofalo — anche nella recente mostra nel salone dell’Hotel Terminus a Paola – ci si sente coinvolti in un discorso complesso, quanto affascinante, che ha come filo conduttore un discreto ma insistente richiamo alla sfera naturale in cui l’uomo vive, alla coesistenza fra uomo e natura.
Le figure femminili, che costituiscono il centro ideale di quasi tutte le sue opere e che possono essere «lette» come rappresentazione simbolica della Natura-Madre, certi suoi segni grafici, a volte precisi e netti – è il caso delle foglie – a volte volutamente sfumati — chiome femminili che si fondono con rami di un albero, rami che somigliano a penne di pavone -, tutto contribuisce a creare un’atmosfera che invita a vivere e godere con semplicità questo unicum Uomo-Natura.
Intendiamoci, questo non fa di Tonina Garofalo una pittrice
«ecologica» o «verde»; l’etichetta risulterebbe estremamente riduttiva, specialmente in un momento in cui essere «verdi» è di moda e commercialmente vantaggioso.
Certamente nelle sue tele si legge un che di naturalistico che, in alcuni momenti può diventare messaggio ecologico, ma il tutto avviene — probabilmente a livello inconscio – nel contesto di un racconto pittorico ben più complesso e articolato, sostenuto con efficacia da un uso molto controllato dei colori, che non sono mai troppo brillanti e non prevaricano la narrazione, ma ne diventano parte integrante.
“Idea”. Roma, novembre 1990