Protagonista nella pittura fantastica e visionaria
Ogni interpretazione, ogni esegesi estetica, trae origine – così mi pare – da una valutazione di fondo; spesso, però, travestiamo, mascheriamo, per eccesso di scettisismo o di pudore, la valutazione fondante, e preferiamo nuotare nell’elemento differente (senza differenza) di ciò che vale per tutti o di ciò che vale per sé. La pittura, che è la più sensibile fra le arti, ci risveglia da questa indifferenza, e ci invita alla valutazione. Ora, la valutazione originaria che presiede alla mia differente interpretazione dell’opera di Tonina Garofalo è una sola: la felicità che mi viene dal suo sguardo, il piacere estetico che essa mi fa esperire. Dire la felicità che l’opera procura è il compito supremo e insieme il tormento di ogni interpretazione, di ogni scrittura: il soggetto del piacere si vede costretto a razionalizzare l’emozione, a tradurre in discorso meno diretto quel “com’è bello” che rimane l’espressione più felice per dire la felicità. Il soggetto del piacere è pigro, ama il silenzio; chiamato a parlare, egli deve sperare che il lettore senta nel suo discorso la felicità che gli viene dall’opera di cui parla. L’interpretazione è questo viaggio della speranza. Ma è anche – necessariamente — un omaggio, un umile gentile ossequio all’oggettività, a ciò che di non detto l’opera propone attraverso ciò che dice.
La pittura di Tonina Garofalo mi coinvolge, mi affascina, mi disorienta, mi prende per mano, mi abbandona. La sento “come se vi fosse in tutto un enigma insolubile ed anche un’inspiegabile parentela”. Sono state dette molte cose a proposito di questa pittura. Si è parlato di evocazione, più che di narrazione; di metafisica surreale, di presenza della natura nel cosmo o nello spazio; di spazio reso inquieto, di inquietante presenza dell’assurdo nella realtà quotidiana; si è invocato il post-impressionismo e il costruttivismo, il raggismo russo e la pittura di intonazione espressionista; si è insistito sulla trasfigurazione della figura, sulla sua elezione a simbolo.
Io non sono qui per questionare sulla legittimità di questi giudizi critici. Mi limiterò a porre una domanda: che cosa accade in una tela di Tonina Garofalo? La domanda, dall’apparente ingenuità, colpisce il cuore stesso della riflessione sull’opera, intorno all’opera. Le tele di Tonina Garofalo mi appaiono come il ricettacolo di ogni pittura; sono accadimenti. L’umbratile bellezza di questa pittura diffusa, il suo fascino suadente, vengono tutti -così credo – dall’assenza di figurazioni, di messaggi, di segni. I segni perdono qui la loro valenza significante, sembrano deporre la loro funzione segnifica per consegnarsi allo sguardo in tutta la loro autonomia. Non figure, vediamo nei quadri di Tonina Garofalo, non segni, ma sogni, colleganze empiree secondo logiche subliminali, visioni. Il mondo resta indietro, impallidisce, come se un treno se lo portasse via.
Da questo punto di vista, credo di poter dire che la pittura di Tonina Garofalo, così soffice nei colori come nel disegno, così distesa nel modo di porgere il colore, così fitta di sorprese nell’imbastire le trame delle rappresentazioni, sia da annoverare tra gli esempi della pittura fantastica e visionaria, la pittura della grandi sintesi figurali, della sensibilità eterea. Penso a Edwrd Fuchs e a tutti quegli artisti che negli anni 80 sono stati definiti fantastici e visionari. Non un movimento, non una scuola, ma un orizzonte, un cielo terso nel quale gli artisti si muovono come “nuvole in calzoni”.
La pittura fantastica e visionaria non ha padri, è il seme di ogni pittura, è la pittura del sogno, dell’immaginario. E’ la pittura delle libertà idiolettali, dell’erratismo, dell’inconscio. Le opere della pittura fantastica sono testi che si disseminano in mille testi, attraversandoli, nutrendosene e divenendone la chiave di lettura. Essenza della postmodernità? Forse, ma soprattutto bisogno di riscoprire il semplice, di amare la vita, di sognare la libertà, nella libertà di sognare.
Con Tonina Garofalo la pittura fantastica e visionaria ha un suo validissimo rappresentante.
Presentazione della mostra personale al Palazzo della Provincia. Catanzaro, 6 marzo 1995